Territorio poliedrico, Torpignattara, ricco di sfaccettature, groviglio di problemi complessi e potenzialità incredibili. Universo multietnico in costante divenire, compresso in uno spazio ristretto, dove scenari urbani e rurali di suggestiva bellezza faticano a squarciare la crosta di degrado e di cemento che li soffoca.
Terra di approdi Torpignattara, di un pellegrinaggio mai cessato nei secoli cominciato dai primi cristiani che lungo le rotte della Fracigena si fermavano qui per omaggiare la tomba di Sant’Elena e arrivato ai giorni nostri con le migrazioni del dopoguerra, dapprima dal centro e sud Italia, ora dal sud del mondo.
Ne avrebbe di cose da mostrare, da raccontare e probabilmente anche da insegnare Torpignattara se solo qualcuno avesse interesse a venirle scoprire. Credo di non esagerare dicendo che per la complessità antropologica e culturale, per la ricchezza del patrimonio archeologico e per lo straordinario ecosistema rurale rappresentato dal Comprensorio Casilino, Torpignattara è, a livello accademico sia nazionale che internazionale, uno dei quartieri più studiati di Roma.
Ma sono in pochi a volersene interessare. Sicuramente non le istituzioni che si ricordano di Torpignattara solo quando si tratta di darla in pasto agli appetiti voraci delle solite lobbies di palazzinari, poco importa se i parametri ambientali dimostrano chiaramente che non è in grado di sopportare un solo grammo di cemento in più, o dei media a cui piace evocare il termine banlieue o periferia marginale nonostante sia a due passi dal centro senza probabilmente aver mai fatto lo sforzo di varcare il confine per tentare di capire cosa c’è veramente da queste parti.
Una volta in un incontro in una sede istituzionale qualcuno mi ha detto “voi siete considerati territorio di risulta “ come dire siete la serie B, quindi aspettatevi di tutto o meglio non aspettatevi nulla. Nessuna attenzione, nessun investimento che non sia puramente speculativo, nessun intervento per favorire il benessere diffuso, nessuna prima pagina per dire che qui sta nascendo l’unico ecomuseo urbano a Roma ovvero una realtà innovativa, un modello di sviluppo sostenibile che salvaguarda e valorizza il territorio in alternativa all’economia del cemento, dei centri commerciali e del traffico insensato.
E’ dovuto succedere un fatto mostruoso per accendere i riflettori su Torpignattara.
Ma per favore, che ci vengano risparmiati i proclami e la retorica.
Ora c’è spazio solo per le scelte e le azioni.
Sono anni che Torpignattara denuncia, chiede, propone e aspetta.
Aspetta di vivere nella sicurezza garantita oltreché dalla presenza delle forze dell’ordine anche e ancor più dal ripristino di condizioni di vivibilità ambientale degne di una capitale europea
Aspetta la riqualificazione del parco Almagià, uno dei pochi giardini di Torpignattara, promessa da un anno e mezzo e ferma nel pantano di un avvilente rimpallo di responsabilità
Aspetta il compimento di Piazza Perestrello, il risanamento della Marranella, di via Visconte Maggiolo, della stessa via Giovannoli che pochi metri dopo il luogo del terribile omicidio sfocia in una discarica a cielo aperto
Aspetta l’apertura di una biblioteca, la riqualificazione dell’ex cinema Impero nella desolazione di una pressochè inesistente offerta di centri di aggregazione culturale
Aspetta un serio progetto di mobilità sostenibile mentre, soffoca per il traffico e vede passare ogni giorno i vecchi autobus dismessi dal centro portati qui ad appestare l’aria con i loro fumi neri
Aspetta che venga garantito il rispetto delle regole invece di assistere al lassez faire generalizzato nei confronti di negozi aperti alla rinfusa che smerciano alcol 24 su 24, di piazze, marciapiedi e giardini ridotti a discariche, di macchine accatastate ovunque poco importa se su strisce pedonali, marciapiedi e passaggi per disabili
Aspetta l’apertura al pubblico delle Catacombe dei S.S. Marcellino e Pietro, per estensione le terze della capitale e dell’annesso museo archeologico
Aspetta di diventare l’Ecomuseo Casilino Ad Duas Lauros ovvero il primo ecomuseo urbano di Roma . E con questo di vedere espresse e valorizzate le sue enormi potenzialità tramutandosi in un esempio di convivenza civile e in un modello di sviluppo sostenibile
Aspetta che siano messe in sicurezza le cavita sottorranee della Certosa, di via Dulceri, dei Villini Santa Maria e il che sia dichiarato lo stato di emergenza per dissesto idrogeologico per modificare viabilità, garantire sondaggi e messe in sicurezza
L’elenco sarebbe ancora lungo. Mi domando però se i termini della questione siano chiari alla processione di politici che in questi giorni hanno scoperto l‘esistenza di Torpignattara o alle orde di giornalisti piovuti in massa per raccontare l’immane dolore di una famiglia e lo sgomento e la commozione di un intero quartiere. Avranno capito che Torpignattara non può essere derubricata come materia di ordine pubblico da porre al centro dell’attenzione il tempo necessario a che si spenga la fiammella delle candele?
Mi auguro che il messaggio inequivocabile scritto sulle migliaia di facce che ieri hanno sfilato alla fiaccolata, segno di una società civile, viva, sana, consapevole e determinata non abbia bisogno di altre tragedie come questa per essere compreso.
Valeria Garbati – Comitato Torpignattara
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