È stato strano ieri camminare su via Casilina e via Tor Pignattara dopo lo spostamento delle bancarelle su Piazza Sanmicheli. Come ci hanno detto alcuni commercianti che hanno lavorato con noi nella progettazione di questo intervento:

Era da 15 anni che non vedevo la luce del sole battere su questo marciapiede (della Casilina n.d.r.)

Mai visto sto lato di Tor Pignattara così libero… finalmente mi si vede dalla strada!

Il bello è che, a differenza di altri interventi simili, questa volta il mercato non è andato perso. È rimasto sul territorio. Perché, piaccia o non piaccia, quelle bancarelle sono comunque vita, fermento, colore. E nella nostra progettazione quel mercato non doveva morire, ma trovare una nuova collocazione dove esprimersi appieno, senza rubare spazio pubblico ai cittadini.

Perché, vi starete chiedendo, dite “il nostro progetto”? Da nessuna parte, infatti, il Sindaco o il Presidente del Municipio hanno citato il Comitato di Quartiere. E quindi con quale diritto ci intestiamo sta cosa? Beh, in effetti è vero: non siamo stati citati. Eppure ci sono i protocolli a testimoniare la paternità del progetto, così come la campagna per il bilancio partecipato. Pare che qualcuno lo abbia dimenticato. Pazienza, siamo abituati a queste piccolezze. D’altronde non siamo mai stati nella lista dei “buoni”: troppo autonomi, troppo critici, poco addomesticabili. C’abbiamo fatto il callo. 

E, a essere sinceri, ci fa anche piacere non essere citati nelle comunicazioni istituzionali, visto che il Municipio, pur accogliendo la nostra idea, purtroppo non ha realizzato in pieno il progetto iniziale.

Ok lo spostamento delle bancarelle, ok la perimetrazione della piazza con la vernice, ma questo ha senso se si accoglieva il nostro metodo progettuale, ovvero sviluppare un progetto di urbanistica tattica (per sperimentare l’intervento) e poi realizzare il definitivo. Da quello che abbiamo capito, invece, questo è quanto. Una piazza fatta con 6 strisce gialle e 2 strisce bianche. E allora non ci siamo. Dov’è la rimessa in quota dell’area rispetto al marciapiede? Dove sono le panchine? Dove sono le fioriere? Dove sono i cestini e gli altri arredi? Dov’è il piano di manutenzione dell’area? Tutto questo manca all’appello e, nonostante siamo gli autori del progetto, non abbiamo mai avuto modo di interloquire sui dettagli di realizzazione. Tanto per dire, noi il progetto l’avremmo presentato pubblicamente, anche per avere suggerimenti e valutare criticità.

Sia chiaro: siamo contentissimi che lo spostamento ci sia stato, che quasi 300 mt di marciapiede ora siano liberi e fruibili. Ma non possiamo essere soddisfatti di un progetto realizzato a metà. Pretendiamo la stessa attenzione e cura che viene messa in centro storico o nei quartieri “bene” della città. Anche perché questa poteva essere l’occasione per intervenire sull’intero quadrante di via Laparelli che soffre di criticità enormi. I marciapiedi da sempre in condizioni pessime (specie quelli che danno sulla scuola), l’ex casa del custode dell’I.C. Via Laparelli che è in condizioni disastrose, la riqualificazione del mercato come da progetto presentato dagli operatori non più di due settimane fa. Insomma s’è fatto troppo poco e sicuramente non in modo adeguato. Basti pensare che il manto stradale non è ancora stato pulito dai resti dell’incendio di autovetture avvenuto diversi mesi fa, si vedono ancora bene i cumuli di materiale plastico fuso e poi seccato. Non si riesce a capire il senso dello spazio che dovrebbe occupare la bancarella all’angolo, stretta tra le altre due e senza spazio per gli acquirenti, né da un lato, né dall’altro. Insomma, come sempre, troppa, troppa approssimazione.

Ma guardiamo avanti. Godiamoci lo spazio ritrovato e, tutti insieme, curiamolo pretendendo che chi di dovere continui a fare il proprio lavoro e ci porti progetti fatti bene, non raffazzonati, degni di un quartiere con la nostra storia e importanza.