La chiusura di Villa De Sanctis (fortunatamente ora riaperta) è una notizia che evidenzia come siano ormai insopportabili i ritardi dei progetti di messa in sicurezza delle cavità sottostanti. La perdita dell’accesso al bene, anche per un solo giorno, ha reso evidente la fragilità delle infrastrutture verdi del nostro territorio e in particolare di questo parco che oltretutto, visto l’afflusso straordinario di questi giorni, appare largamente insufficiente per il nostro territorio. In questo articolo facciamo qualche proposta e invitiamo chi di dovere a organizzare (nelle modalità coerenti con le disposizioni di legge) un incontro pubblico per capire. 

Villa de Sanctis è stata chiusa per l’ennesima voragine. Questa volta lo sprofondamento è tra il Casale all’ingresso della Villa e la Casa della Cultura, ma per ragioni di sicurezza tutto il Parco è stato chiuso integralmente per l’intera giornata di domenica 17 maggio 2020.

Una notizia che non è una notizia, direte voi, sia perché ora è riaperto, sia perché si sa che lì sotto è tutto “bucato”. Vero.

Infatti la notizia vera è che nonostante siano risapute le fragilità di questo parco, nulla s’è fatto nonostante ormai le aree “interdette” siano diverse.

L’ISPRA nel 2017 ha pubblicato una mappa dettagliata delle cavità di Roma e tutta Villa De Sanctis rientra in un’area con una densità di punti di fragilità superiore a 50xKm2. L’area di crollo, tra l’altro, si trova proprio sopra una porta in metallo che da accesso a un ambiente ipogeo sottostante (ben noto all’amministrazione). Forse è crollata la volta. Se così fosse, ci troviamo di fronte anche alla compromissione di un pezzo del nostro patrimonio culturale.

Tornando alla mappa dell’ISPRA, questo documento è stata realizzato proprio per venire incontro all’esigenza di intervento di consolidamento del sottosuolo. Intervento che, nel nostro Municipio, sappiamo essere stato promesso, dichiarato certo e prossimo all’avvio decine di volte. E intanto il parcheggio davanti ai campi sportivi resta chiuso. L’area dove sorgeva l’area giochi lungo via dei Gordiani interdetta. Ora anche quest’ultimo punto diventa “off limits”. Per non parlare delle tante aree “interdette” che spesso non vengono neanche perimetrate a dovere ma solo col fantomatico “nastro giallo”.

Pezzi di territorio resi inutilizzabili. Di fatto servizi sottratti alla collettività. Per cause di forza maggiore, ci mancherebbe, ma la possibilità d’intervento esiste. È stata sollecitata. Progettata. Però non parte. Perché? Dov’è l’inghippo? Ah saperlo…

Ma i problemi di Villa De Sanctis sono tanti e vanno oltre la cavità. E alla luce di quanto avvenuto forse è il tempo di mettere mano a diverse questioni. Quanto ancora dovremmo aspettare per la conclusione del cantiere del Casale posto all’ingresso principale? Che destinazione avrà quello spazio? Che manufatto archeologico è stato rinvenuto durante gli scavi? Verrà valorizzato o “richiuso”? E poi, ancora, la “fabbrica” che si trova dentro il Parco può legittimamente operare visto che l’attività che porta avanti è incompatibile con le funzioni ammesse dal vincolo archeologico che tutela l’area? Sono previste attività di manutenzione e valorizzazione per le opere d’arte all’interno del parco?

Domande a cui non s’è mai avuto risposta, sebbene siano in tante le voci che le pongono.

E poi ancora, ed è storia recente: ma ci vogliamo rendere conto che Villa De Sanctis non può bastare come infrastruttura verde in un territorio che ha una densità abitativa come la nostra? Che fine hanno fatto i piani di allargamento del progetto originario? Perché non viene applicato il piano d’assetto fatto dai cittadini e presentato dall’Ecomuseo Casilino per riconnettere tutte le aree verdi del Comprensorio Casilino? Perché non è possibile riattivare la strada interpoderale (esistente e che per legge dovrebbe essere aperta) che collega via Labico a Villa De Sanctis?

Come vedete le questioni sono tante e ci permettiamo di dire che la natura qui c’entra fino a un certo punto. L’imprevisto nasce laddove non si prendono le giuste misure, non si hanno le giuste visioni e prospettive, dove la tanto sbandierata programmazione non viene applicata, dove il mantra della partecipazione serve solo quando c’è qualcuno che abbassa la testa e risolve i problemi al posto dell’amministratore di turno. Quando non c’è tutto questo, l’imprevisto diventa normalità. Una normalità che è sottrazione di diritti, di spazio pubblico, della possibilità di poter esercitare il diritto di partecipare alla vita civile, sociale e culturale del nostro territorio. E non ci venite a parlare di fondi, perché ogni tanto spuntano milioni per questo o quell’altro progetto. E sinceramente è una storia a cui non crediamo più.

Per questo motivo pretendiamo che il Presidente e l’Assessore con delega ai lavori pubblici indicano un’assemblea (fisica, telematica, come pare loro) in cui spieghino per filo e per segno

  • cronoprogramma degli interventi di consolidamento del sottosuolo
  • se e come si intende procedere all’allargamento dello spazio pubblico a verde disponibile
  • quando terminerà il cantiere del Casale e la destinazione d’uso prevista
  • che tipo di manufatto archeologico è stato rinvenuto durante i lavori e che piani di valorizzazione ci sono
  • se si intende avviare tutte le azioni necessarie alla riapertura della strada interpoderale che porta da via Labico a Villa De Sanctis
  • se si sta predisponendo qualche iniziativa nei confronti della fabbrica che sta dentro Villa De Sanctis e, anche se fuori dal perimetro della villa, nei confronti del deposito giudiziario di via Artena che svolge anch’esso un esercizio non coerente con le prescrizioni di un’area archeologica

In sintesi chiediamo di dirci, puntualmente, quando intendono mettere in atto tutte le azioni necessarie per ripristinare il diritto allo spazio pubblico, alla socialità, al gioco e alla cultura, all’essere cittadini di questo territorio.